IL TERRITORIO

“La mattina dopo, per tempissimo, trattammo per vie impraticabili e qua e là paludose fino ai piedi di due belle montagne, attraversando canali e ruscelli e incontrando bufali dall’aspetto di ippopotami e dagli occhi selvaggi e iniettati di sangue.”

Così Wolfgang Goethe, il grande scrittore e viaggiatore tedesco, nel 1787 descriveva la Piana di Paestum durante il suo viaggio fatto per ammirare le vestigia dell’omonima città della Magna Grecia. Le bufale in particolare avevano colpito il suo immaginario.
Prima della bonifica dei terreni, avvenuta nel corso del XX secolo e fino agli 50, la foce del fiume Sele con le sue zone paludose costituiva un habitat privilegiato per le bufale che, non disponendo di ghiandole sudoripare, amano rimanere immerse nell’acqua. Dopo la bonifica dei terreni, le mandrie di bufale, inizialmente allevate allo stato semibrado, vennero allevate in stalle che nel corso degli anni sono divenute sempre più moderne.

Di conseguenza anche l’agricoltura del posto ha subito delle trasformazioni inducendo gli agricoltori a coltivare sempre più terreni a culture foraggiere. Questo territorio, con la sua tradizione di trasformatori (esistono ancora quattro antiche “bufalare” , ossia costruzioni circolari con al centro un grosso camino che rappresentano le costruzioni antenate degli attuali caseifici), con i suoi foraggi, con la sua aria e la sua acqua costituisce, insieme alla piana del Volturno a Caserta, la sotto zona DOP più importante della DOP della mozzarella di bufala campana, quella cosiddetta della Piana del Sele. I terreni e le falde acquifere di queste zone sono incontaminati. Molti allevatori di bufale coltivano direttamente i terreni dai quali ricavano i foraggi per la propria mandria. I nostri allevatori, in particolare, lo fanno con perizia e cura per garantire ai loro capi foraggi di ottima qualità.

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